Dott.ssa Antonella Colantoni
Psicologa e Psicoterapeuta
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Il termine inglese “bullying” (di cui l’italiano “bullismo” è la traduzione letterale). Il bullismo è un fenomeno affine al mobbing in ambito lavorativo. In termini generali, Dan Olweus definisce in
questo modo il bullismo: «Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato e vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in
atto da parte di uno o più compagni». Le azioni offensive possono essere perpetrate attraverso l’uso delle parole (per esempio minacciando, rimproverando, prendendo in giro o ingiuriando), sia
ricorrendo alla forza o al contatto fisico, per esempio picchiando, spingendo, prendendo a calci, tormentando o dominando un altro. Talvolta, le azioni offensive possono essere perpetrate anche
senza l’uso delle parole o del contatto fisico: beffeggiando qualcuno, con smorfie o gesti sconci, escludendolo intenzionalmente dal gruppo o rifiutando di esaudire le sue richieste (sempre Olweus,
1996). Il bullismo può essere perpetrato da un singolo individuo, il bullo, o da un gruppo; allo stesso modo le vittime possono essere individui o gruppi. In ambito scolastico è comunque in genere
uno studente che si trova, magari suo malgrado, a vivere una condizione di isolamento dovuto a vari fattori: intelligenza, aspetto fisico, condizione sociale, cultura, religione e altri. È opportuno
inoltre distinguere tra bullismo diretto, che si manifesta in attacchi aperti nei confronti della vittima, e bullismo indiretto, che consiste in una forma di isolamento sociale e in una intenzionale
esclusione dal gruppo (Olweus, 1996).
Nella definizione proposta da Olweus il bullismo risulta caratterizzato da tre dimensioni fondamentali:
1. l’intenzionalità;
2. la persistenza nel tempo;
3. la dimensione del potere esercitato sulla vittima.
L’era di internet e degli smartphone, dei social network e dei forum digitali, ha dato ulteriori armi in mano ai bulli, pronti a intuire le risorse della rete, come un luogo virtuale, ma
concretissimo, dove compiere atti violenti. Per gli adolescenti delle società tecnologicamente avanzate, Internet rappresenta infatti un contesto di esperienze e socializzazione irrinunciabile.
Tuttavia le nuove tecnologie nascondono lati oscuri, come ad esempio l’uso distorto e improprio che ne viene fatto per colpire intenzionalmente persone indifese e arrecare danno alla loro
reputazione, facilitato dall’anonimato e dalla potenziale diffusione planetaria delle offese. A questo proposito, è stato coniato il termine “bullismo elettronico” o “cyberbullismo”
(cyberbullying nella letteratura anglofona) per definire un atto aggressivo, intenzionale, condotto da un individuo o un gruppo di individui usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel
tempo contro una vittima. Il bullo può agire, ad esempio, pubblicando fotografie, video o informazioni private della vittima, divulgando maldicenze attraverso messaggi di testo con il cellulare o con
la posta elettronica, oppure mettendo in atto minacce ripetute tramite il cellulare o gli strumenti elettronici.
Nancy Willard ha proposto una distinzione tra vari tipi di cyberbullismo:
• Flaming: messaggi online violenti e volgari, spesso all’interno di un forum.
• Molestie ("harassment"): invio ripetuto di messaggi di insulto.
• Denigrazione: "sparlare" di qualcuno tramite pettegolezzi o voci per danneggiare la sua reputazione.
• Sostituzione di persona ("impersonation"): farsi passare per un’altra persona per spedire messaggi o pubblicare testi che compromettano la reputazione della vittima o le sue amicizie.
• Rivelazioni ("exposure"): pubblicare informazioni o immagini private e/o imbarazzanti su un’altra persona.
• Inganno: ("trickery"); pubblicare o condividere con altri le informazioni confidate in segreto.
• Esclusione: escludere deliberatamente una persona da un gruppo online per ferirla.
• "Cyber-persecuzione" ("cyberstalking"): molestie e denigrazioni ripetute e minacciose.
Come difendersi dal bullismo e come aiutare un ragazzo vittima di bullismo?
I percorsi educativi per combattere il bullismo a scuola devono partire dalla riflessione di chi lavora sul campo, dall’iniziativa e dal coinvolgimento attivo del gruppo docenti. La legge
sull’autonomia scolastica (DPR n. 275/1999) e il suo regolamento attuativo hanno decentrato alle singole scuole l’elaborazione del piano dell’offerta formativa (POF, oggi PTOF : Piano, triennale
dell’offerta formativa) come elemento costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche; l’autonomia si sostanzia di interventi “mirati allo sviluppo della persona
umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo” (art. 1). Il pericolo è
però che il POF si trasformi in un assemblaggio dei diversi progetti o in vane parole. Per questo è importante muoversi per gradi, formare un gruppo di lavoro sul progetto, fare una prima rilevazione
del fenomeno e consultare le diverse componenti della scuola, individuare i bisogni e le risorse disponibili, per costruire progressivamente un accordo di intenti che coinvolga a diversi livelli chi
lavora, vive e partecipa alla comunità scolastica. La cultura della scuola si esplicita anche nell’organizzazione degli spazi. Vi sono luoghi dell’edificio che se vengono lasciati a se stessi,
possono diventare teatro di istinti aggressivi e conflittuali. Occorre inoltre una collaborazione tra scuola e famiglia, un dialogo costruttivo che crei le condizioni di ritrovare la serenità e
l’accoglienza quando questa viene minacciata da gesti di violenza.
Le strategie per combattere il CYBERBULLISMO:
Per quanto riguarda il cyber-bullismo, il primo obiettivo da perseguire per la prevenzione, è aumentare la consapevolezza del problema tra gli adulti (insegnanti e genitori), che sono frequentemente
poco a conoscenza del coinvolgimento dei ragazzi in questo fenomeno e delle sue possibili conseguenze negative. Ad un’aumentata coscienza della gravità di tale fenomeno dovrebbe accompagnarsi una
maggior conoscenza e padronanza dei nuovi mezzi di comunicazione, che spesso risulta più carente negli adulti/educatori rispetto ai ragazzi, creando un divario generazionale nell’uso delle
metodologie di comunicazione digitali. Un altro passo importante è includere esplicitamente il cyber-bullismo nelle politiche scolastiche anti-bullismo e nelle specifiche attività svolte
nell’ambiente scolastico. Prevenire il bullismo elettronico a scuola significa prevedere attività mirate alla conoscenza e discussione sul problema del tutto analoghe a quelle utilizzate per il
bullismo tradizionale. Inoltre, un contributo a un uso più adeguato delle tecnologie della comunicazione deriverebbe da un loro utilizzo più sistematico e guidato in aula come strumento di
insegnamento e apprendimento, in modo da rendere i ragazzi consapevoli sia delle enormi potenzialità che dei potenziali rischi implicati nell’uso di ambienti virtuali come il World Wide
Web.